"La risata" di Umberto Boccioni

Umberto Boccioni

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Umberto Boccioni (1882-1916) proveniente dall’ambiente lombardo, riconosce soprattutto in Pellizza da Volpedo le caratteristiche di un’arte viva e agitatrice di idee, attivamente impegnata nella società, carica di significati interiori che ben risponde al suo temperamento ardente e appassionato.

Giuseppe Pellizza, con alcuni suoi quadri come Ambasciatori della fame, Fiumana, e soprattutto Quarto Stato, ci mostra, come allegoria sociale, il popolo che avanza verso un futuro radioso, lasciandosi alle spalle l’età dell’oppressione. La massa che avanza non è però inerte, ma il gestire delle mani, dei piedi e il gioco delle ombre movimentano la sua rappresentazione producendo un’ondulazione. Una lezione di dinamismo che colpisce Boccioni.

Non dimentica l’insegnamento cubista e introduce l’emotività nelle sue opere. Suo maestro di naturalismo divisionista è Giacomo Balla. I suoi concetti di dinamismo e simultaneità derivano da una diretta e originale lettura e interpretazione della filosofia di Hanri Bergson (1859 -1941: per questo pensatore l’essenza della vita, dell’universo e della realtà è lo slancio vitale, un’energia che dona la vita (come l’eros di Platone) e il dinamismo del mondo è un’evoluzione creatrice. Insomma, un concetto che associamo mentalmente ad uno sprint interiore.

Nasce così, da tutte queste influenze, la sintesi futurista dell’elemento plastico e cromatico. La città che sale è la sua prima grand’opera in tal senso e subito dopo dipinge quadri in cui sono realizzate la compenetrazione dinamica dei piani e la costruzione su linee di forza determinanti l’unità spaziale tra oggetto e ambiente: Visioni simultanee, La risata, Gli addii, Quelli che vanno, Quelli che restano.

Opera d'arte pastello su cartoncino

“Ritratto di Umberto Boccioni” di Gabriele Donelli è in esposizione su PitturiAmo

Gli anni dal 1912 al 1914 sono caratterizzati da una frenetica attività creativa e critica. Il movimento si diffonde rapidamente in Europa. E’ il tempo d’Elasticità, Materia, Dinamismo di un foot-baller, Dinamismo di un cavallo in corsa + case…

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Boccioni è il più grande e genuino interprete del Futurismo e, conquistato dalle idee di Marinetti, da vita a questo movimento sia in pittura che in scultura. Ha in comune con gli Espressionisti, la violenta carica sentimentale, la forza d’urto, e i gesti di prepotente vitalità.

I quadri di quest’epoca testimoniano il ritmo ansioso e convulso di una civiltà in continuo sviluppo, il turbinio delle macchine, il fascino della velocità; ma non è la semplice realtà che interessa Boccioni bensì l’eco che questa realtà suscita nello spirito dell’uomo. Lo catturano gli “stati d’animo”, come lui stesso li definisce, e che daranno il titolo a tre suoi celebri quadri.

Nel tradurre in termini figurativi questo programma gli viene in aiuto il linguaggio cubista conosciuto nel 1911, ma oppone agli schemi preordinati di Picasso e seguaci la libera manifestazione delle sensazioni soggettive dove i dati dell’esperienza s’intersecano ininterrottamente.

Boccioni traduce in forme cariche di emotività il pandinamismo comune ai futuristi.

Nel 1915 parte come volontario per la guerra e in questo anno opera un primo distacco dalla poetica futurista: attenua l’elemento dinamico ma serba il suo interesse per l’immagine plastica, ora mediata dallo studio di Cézanne. Questo nuovo periodo che è bruscamente interrotto dalla morte dell’artista nel 1916 (ironia della sorte, caduto da un cavallo in corsa), culmina nel Ritratto del maestro Busoni.

 

M° Internazionale d’Arte Mario Salvo

Autore: Mario Salvo

Ho dedicato interamente la mia vita all'arte, fin dall'età di 12 anni, festeggiando nel 2016 i 50 anni di carriera artistica. Ho fondato l'associazione culturale ALETES Onlus e in qualità di Presidente e Docente e attraverso l'arte nelle scuole cerco di sostenere "diversamente abili" e le categorie socialmente deboli. Coinvolgendo organismi ed enti pubblici regionali, desidererei, assieme ad altri Maestri, ognuno nel suo specifico settore artistico, realizzare un’Accademia d’arte libera ovvero uno spazio nel quale poter gratuitamente insegnare, diffondendo, tra i tantissimi giovani e meno giovani che desiderino apprendere seriamente l’arte e le sue filosofie, i segreti di tecniche e professioni d’arte le quali, diversamente, andrebbero a beneficio di pochi eletti. Scopri di più su Mario Salvo

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