Il Futurismo




Amore del pericolo, culto per il coraggio. ammirazione per la velocità: questi i postulati principali di un movimento originale che si afferma con l’ardire un po’ arrogante di chi ambisce a rinnovare il mondo rinnegando e disprezzando il passato.
Siamo nel primo decennio del Novecento: la civiltà ha compiuto passi da gigante. Scienza ed industria sono in netta espansione e il progresso tecnologico ha creato nuovi idoli chiamati elettricità, dinamismo, velocità. Prendendo atto di tali mutamenti, il Futurismo pone l’uomo a contatto diretto col mondo in cui vive. E’ il primo movimento d’avanguardia che si presenta come proposta di rinnovamento integrale, di cultura e di comportamento, auspicando un incontro diretto tra arte e vita. Deve a quest’aspirazione la sua importanza, voler conciliare la mentalità dell’Ottocento con la tecnologia del nuovo secolo affinché si affermi la promettente figura dell’“Homo tecnologicus” rispetto all’uomo del passato.

“Ritratto di Marinetti” di Carlo Carrà – 1910-1911
Padre del movimento è il poeta e scrittore Filippo Tommaso Marinetti che si rivolge a poesia, scultura, pittura e musica, proponendo un nuovo atteggiamento nei confronti del concetto stesso d’arte. C’è aria di radicali cambiamenti.
Il 20 gennaio del 1909 Marinetti pubblica su il ”Figaro” di Parigi uno scritto intitolato “Manifeste du Futurisme” in cui sono già contenuti tutti i caratteri del nuovo movimento: ne é il principale animatore ma anche il suo abilissimo organizzatore culturale. Consapevole della velocità d’informazione propagata dai mass-media comprende immediatamente l’importanza delle campagne pubblicitarie e, infatti, alcune delle sue prove migliori, le offre nell’inventiva lucida e aggressiva dei “manifesti”, veri e propri proclami che assumono, grazie alla sua accattivante scrittura, la dignità di generi letterari.
Il poeta in questione elabora un ritratto ben preciso dell’artista futurista ed espone in un altro scritto:
“ Chi pensa e si esprime con originalità, forza, vivacità, entusiasmo, chiarezza, semplicità, agilità e sintesi. Chi odia i ruderi, i musei, le biblioteche, il culturismo, il professoralismo, l’accademismo, l’imitazione del passato, il purismo, le lungaggini e le meticolosità. Chi vuole svecchiare, rinvigorire e rallegrare l’arte italiana, liberandola dalle imitazioni del passato, dal tradizionalismo e dall’accademismo e incoraggiando tutte le creazioni audaci dei giovani”.
Possiamo notare quindi, come a differenza del Fauvismo e del Cubismo, il nuovo movimento si affaccia sul ventesimo secolo con delle premesse teoriche ed un preciso programma d’azione che però riuscirà a realizzare concretamente solo in un secondo tempo.
Ma questa reazione accorata nei confronti del passato ha una spiegazione che va più in là di un’esigenza provocatoria? Cosa nasconde un così gran disappunto?
In realtà c’è in esso tutto il rifiuto di una cultura ottocentesca troppo condizionata dai modelli storici e, negli ultimi decenni, anche dall’idea di un’arte propugnatrice di facili fughe nel mondo dei sogni. Il Futurismo vuole invitare l’uomo “antico” a prendere in mano, con coraggio ed impegno, le redini del mondo presente esortandolo ad affrontare in un modo più dinamico la vita e la società.
Rifiutando il passato, i futuristi cercano l’ispirazione nella scienza e nella tecnologia, con un’attenzione specifica al concetto di movimento attraverso lo spazio. Credono che lo sviluppo industriale possa avere un ascendente positivo sull’arte in netto disaccordo con ciò che pensano gli altri artisti dell’epoca.
Di grande importanza è la conoscenza del fatto che il movimento futurista attraversa due fasi divise tra loro dalla Prima Guerra Mondiale.
Il primo periodo italiano
Il secondo periodo italiano
La metafisica
Autore: Mario Salvo
Ho dedicato interamente la mia vita all'arte, fin dall'età di 12 anni, festeggiando nel 2016 i 50 anni di carriera artistica. Ho fondato l'associazione culturale ALETES Onlus e in qualità di Presidente e Docente e attraverso l'arte nelle scuole cerco di sostenere "diversamente abili" e le categorie socialmente deboli. Coinvolgendo organismi ed enti pubblici regionali, desidererei, assieme ad altri Maestri, ognuno nel suo specifico settore artistico, realizzare un’Accademia d’arte libera ovvero uno spazio nel quale poter gratuitamente insegnare, diffondendo, tra i tantissimi giovani e meno giovani che desiderino apprendere seriamente l’arte e le sue filosofie, i segreti di tecniche e professioni d’arte le quali, diversamente, andrebbero a beneficio di pochi eletti. Scopri di più su Mario Salvo



